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Violenza sessuale e mutilazioni genitali: più diritti per le donne

mgf_ita.jpgNew York si tinge di rosa. E’ in programma, infatti, dal 27 febbraio al 9 marzo, la 56esima Sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla Condizione delle Donne (CSW). Il finanziamento della politica delle pari opportunità, il coinvolgimento delle nuove generazioni, l’adozione di risoluzioni sulla mortalità materna, sulla diffusione dell’HIV, sulle mutilazioni genitali femminili e su questioni di genere in relazione a catastrofi naturali saranno i temi caldi al centro dell’attenzione.

Un evento parallelo, “La messa al bando mondiale delle mutilazioni genitali femminili: dalla Decisione dell’Unione Africana a una Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, organizzato da Non c’è Pace Senza Giustizia insieme alla Coalizione Ban FGM, porterà in auge la questione spinosa delle mutilazioni genitali femminili.

Co-presieduta dall’Onorevole Emma Bonino, vice-presidente del Senato della Repubblica Italiana e da Mariam Laminzana, presidente del Comitato Interafricano sulle Pratiche Tradizionali che colpiscono la salute delle donne e dei bambini, la riunione vedrà la partecipazione di ministri, membri del Parlamento e attivisti della società civile sensibili alla problematica e attivi nella battaglia volta all’eliminazione della barbara pratica sia nei loro rispettivi Paesi, che a livello mondiale.

La decisione di adottare una risoluzione per la messa al bando delle MGF risalente allo scorso luglio durante il vertice dell’Unione Afriana, ha conosciuto in seguito una mobilitazione da più parti (attivisti, organizzazioni delle donne, parlamentari,…). La stretta collaborazione tra Non c’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale Non-violento Transnazionale e Transpartito, in collaborazione con il Comitato Interafricano sulle Pratiche Tradizionali che colpiscono la salute delle donne e dei bambini, la rete europea Euronet-FGM e l’ONG senegalese La Palabre ha fatto il resto, organizzando varie iniziative per sostenere l’adozione di una risoluzione.

In attesa dell’evento in programma per oggi, sul sito “Non c’è pace senza giustizia” è in corso una petizione per chiedere all’Onu la messa al bando universale di quella “pratica crudele che ogni giorno miete 8000 giovani vittime” violandone “il diritto fondamentale all’integrità nazionale”.

E ancora una volta la donna, associata a un tipo di violenza purtroppo sempre più diffusa e radicata è al centro del rapporto annuale presentato giovedì scorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Incentrato sulle violenze sessuali legate ai conflitti, il report fa il punto sulla situazione spiegando come l’aberrante pratica sia sempre più radicata, praticata durante elezioni, lotte politiche e rivolte civili e non solo in tempo di guerra, ma anche nel periodo successivo al termine delle ostilità, minacciando in questo modo la sicurezza e ostacolando il ripristino della pace, oltre che violando i diritti fondamentali delle vittime.

Per la prima volta si punta il dito direttamente contro quelle forze militari, milizia e gruppi armati sospettati di essere tra i maggiori criminali in tal senso. Nella “lista dei cattivi” compaiono il Lord’s Resistance Army (LRA) della Repubblica Centrale Africana (CAR) e del sud del Sudan, i gruppi armati delle milizia e le ex forze armate della Costa d’Avorio e le forze armate della Repubblica Democratica del Congo.

Commessa anche ai danni degli uomini, soprattutto prigionieri, con il metodo di ottenere informazioni, la violenza sessuale durante i conflitti, non essendo un “problema specifico legato a un singolo paese o continente”, come ha affermato il rappresentante Speciale del Segretario Generale Margot Wallstrom, costituirebbe un vero e proprio “rischio globale”.

Nel rapporto si sottolinea inoltre la necessità di elaborare misure che non solo puniscano, ma prevengano le violenze sessuali anche attraverso diverse iniziative promosse dall’Onu per cercare di individuare i primi segnali di violenza sessuale e di assicurare che le trattative di pace si rivolgano al problema in modo da evitarne le reiterazione in futuro.

FEDERICA MATTEUCCI